La NBA smette di testare l'uso di cannabis

La lega di basket americana (NBA) non testerà l'uso di cannabis da parte dei suoi atleti dopo il ritorno alle competizioni dopo la pandemia COVID-19. Sebbene non sia ancora una decisione definitiva per le stagioni future, almeno in questo ritorno del campionato a porte chiuse i giocatori non saranno testati per l'uso di cannabis.

La lega e l'associazione dei giocatori hanno mantenuto un programma comune di politica antidroga sin dagli anni 80. Oltre all'uso del doping, ai giocatori era vietato anche l'uso di metanfetamine, MDMA, cocaina, oppiacei e cannabis. Tuttavia, questo ritorno ha portato a una politica diversa, in cui i test per l'uso di droghe ricreative non fanno parte delle procedure mediche.

Questa è una decisione alquanto sorprendente, poiché Malik Monk, Tyreke Evans e Dion Waiters hanno ancora ricevuto sospensioni e multe per l'uso di cannabis. Questa decisione del campionato potrebbe segnare un cambiamento nel futuro delle politiche antidroga, dove la cannabis non farà più parte delle sostanze vietate.

La novità arriva nello stesso momento in cui Michele Roberts, direttore esecutivo dell'associazione dei giocatori della lega di basket nordamericana, entra a far parte del consiglio della società di cannabis medica Chicago Cresco Labs.

Tuttavia, lo stretto rapporto tra l'NBA e il mercato della cannabis non è sorprendente. L'ex atleta Al Harrington possiede una delle aziende di cannabis in più rapida crescita negli ultimi anni nel mercato ricreativo e medico. Va anche notato che, nel 2016, Jay Williams, un ex giocatore della lega, ha dichiarato che "dal 75 all'80% dei giocatori della lega usa la cannabis nella loro vita quotidiana".

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Immagine in vetrina: Joe Robbins / Getty Images